La formula è superata.
È la Messa, ordinario e Proprio, che si deve cantare, e non «qualcosa», anche se plane congruit, che si sovrappone alla Messa. Perché l'azione è unica, ha un solo volto, un solo accento, una sola voce: la voce della Chiesa. Continuare a cantare motettti, sia pure devoti e pii (come il Lauda Sion all'offertorio nella festa di un santo), ma estranci alla Mesa, in luogo dei testi della Messa che si celebra, significa continuare un'ambiguità inammissibile: dare crusca invece di buon frumento, vinelo annacquato invece di vino generoso.
Preché non solo la melodia ci interessa nel canto liturgico, ma le parole, il testo, il pensioero, i sentimenti rivestiti di poesia e di melodia. Ora, questi testi devono essere quelli della Messa, non altri. Cantare la Messa, dunque, e non sola cantare durante la Messa.
That rule [permitting vernacular hymns] has been superseded. What must be sung is the Mass, its Ordinary and Proper, not “something”, no matter how consistent, that is imposed on the Mass. Because the liturgical service is one, it has only one countenance, one motif, one voice, the voice of the Church. To continue to replace the texts of the Mass being celebrated with motets that are reverent and devout, yet out of keeping with the Mass of the day amounts to continuing an unacceptable ambiguity: it is to cheat the people. Liturgical song involves not mere melody, but words, text, thought and the sentiments that the poetry and music contain. Thus texts must be those of the Mass, not others, and singing means singing the Mass not just singing during Mass.
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